mercoledì 22 ottobre 2008

Il Caffè e la Signora Sambuca: il segreto di un matrimonio inossidabile.



Qualcuno mi ha detto che troppo spesso i miei ricordi sono legati agli odori e ai sapori delle cose.
Ci sono aromi e profumi (non tutti piacevoli, in realtà) catalogati nella mia testa come tanti file di un computer che, ogni qual volta sono nell'aria, si aprono letteralmente e insieme ai miei sensi, scatenano ricordi.
La Sambuca ad esempio, è un file pesantissimo.
L'unica cosa che di Lei me la rende simpatica è il sapere che sia fatta di anice stellato, il che mi fa pensare inevitabilmente a qualcosa di magico, notturno.
La Sambuca ha un aroma inequivocabile, riconoscibile tra mille. Per alcuni è una dipendenza.
E' un mito degli anni '50: liscia, con ghiaccio. Divertente con la mosca. Perfetto connubio del caffè.
Un prodotto che davvero non risente del trascorrere del tempo, da sempre presente sul mercato, la sambuca amplia il suo target conservando nell'immaginario qualcosa di spiegabile solo attraverso il gusto sempre uguale a se stesso.
E' un gusto che ho sempre detestato.
Apprendere qualche giorno fa che uno dei padri dello storico marchio di Sambuca fosse deceduto, mi ha invece indotto a scriverne.
Non necessariamente si dedica del tempo a ciò che ci piace.
Così a me il suo aroma ricorda tutte le volte in cui, servendone, pensavo a dover sciacquare il bicchiere prima di metterlo al lavaggio, pensavo che mi sarebbe inevitabilmente salito al naso quell'odiato aroma. Finivo di riflesso per detestare anche i consumatori di Sambuca.
L'anice è anche il liquore che mia nonna usava per aromatizzare i dolci. Ho scoperto con piacere che lo stesso marchio è ancora in commercio.
La Sambuca mi ricorda gli anni del Liceo e la mia compagna che adorava così tanto mangiare caramelle all'anice che parlando con lei i primi giorni di scuola, mi sono chiesta come facesse ad essere alcolizzata sin dal mattino!


















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