martedì 13 ottobre 2009

Il piccolo chimico e la millefoglie di mele e gorgonzola


Coi numeri ho sempre avuto dei grossi problemi.
Non ce la faccio: di fronte a conti da fare, numeri da sottrarre, dividere, addizionare non rispondo.
L'unica operazione rispetto alla quale non mi sento tanto incapace è il moltiplicare: sarà per via della reminescente educazione quasi cattolica impartitami da piccola, per via della storia dei pani e dei pesci che me la fa percepire come qualcosa di trascendentale, di non appartenente alla mia natura umana, di fronte alla quale chino il capo e semplicemente, tirando un sospiro di sollievo, mi dico "non è cosa mia!".
Deve essere che manco completamente dell'emisfero sinistro del cervello.
Devo averci un buco gigantesco.
O magari, anzi, più probabilmente devo essere tutta emisfero destro...o magari non ho emisferi.
E questo spiegherebbe molto.
Ho sempre odiato la matematica. Sempre adorato scrivere.
Credo che questo abbia influenzato le mie scelte di vita più volte.
Da piccola guardavo il mio coetaneo cuginetto occhialuto fare esperimenti con alambicchi e blande formule da scienziato ed ho subito capito che oltre alle differenze di sesso tra me e lui c'era un abisso...celebrale.
E' probabile che mi sembrasse così alieno che il mio tentativo di soffocarlo una volta, sia in realtà legato al desiderio di fare esperimenti anche io...certo, scegliendolo come cavia.
Giorni fa, un mio carissimo amico bartender, sperimentatore di cocktails, grande professionista, comincia a parlarmi di abbinamenti strani, composizioni chimiche improbabili, di mangiare cose che sembrano banana ma che non sono banana....ovviamente di fronte a argomenti di questo genere, le scimmie urlatrici del mio cervello hanno cominciato a dare un party in onore della più totale incomprensione.
Ma siccome la curiosità è femmina, vado sul sito http://www.foodpairing.be/ e scopro...che la chimica è un mondo meraviglioso!
il risultato di questa scoperta è la millefoglie di mele, gorgonzola e thè verde che vedete qua su.
(Uno special thanks a Dani per la scoperta e un n.b. per Alfredo: puoi tranquillamente riprodurla...non è il mio secondo tentativo di ucciderti!)
Ricetta per due cavie
due mele di differenti varietà, colore (io ho usato quelle del mio orto) e dunque acidità
200 gr di gorgonzola piccante
un cucchiaino di thè verde
un bicchiere di latte
100 gr di parmigiano
due cucchiai di salsa di soia
Riscaldate in un alambicco il latte e versatelo in una terrina.
Aggiungete mescolando la polvere di parmigiano e il gorgonzola schiacciandolo con una forchetta.
Fate in modo che il tutto assuma la consistenza di una crema spalmabile.
Prendete il levatorsoli (che è uno degli strumenti più funzionali di cui la mia cucina dispone) e incidete le mele al centro, estraendone semini e torsolo.
Tagliate fette di mele sottili come sfoglie nel senso della larghezza.
Cominciate a spalmare la crema sulla fettina di mela più larga, sovrapponendole una all'altra, alternando i colori.
Create delle piccole torri in cima alle quali spolverizzate il thè verde.
Fate il fondo con un cucchiaio di salsa di soia a piatto e impiattate.
Guarnite con foglie di mele o con basilico.



mercoledì 9 settembre 2009

Pillole di pollo masala "ANTI brutti RICORDI"


Ci penso su da due giorni.
Leggo della molecola ‘PKMzeta‘ presente nel che sarebbe poi la sostanza ‘chiave’ nel connettere le varie molecole coinvolte nel processo di radicamento dei ricordi.
Ora studia che ti ristudia, esimi signori della scienza, con cotanta trovata e sete di conoscenza, non mi scoprono pure la pillola che cancella i brutti ricordi?
un attimo di vera confusione.

Ho pensato spesso prima d'ora a quanto mi sarebbe piaciuto poter dimenticare.
Non credo di avere un numero di brutti ricordi maggiore o minore della media della popolazione mondiale. Non credo di avere tanto da dimenticare, ma sento ugualmente il peso di certi ricordi.
Ci sono ricordi di natura e intensità diversa che con il tempo si trasformano: i brutti lasciano talvolta il posto ai belli, ma non accade mai che i belli si trasformino in brutti. Accade solo che si sbiadiscano e occupino un luogo subaffittato della memoria dove, nonostante l'affollamento, trovano un angolo e si sistemano là, mettendo radici.
Le radici dei bei ricordi sono radici di querce secolari, piantate nel terreno fertile della vita, innaffiate da una quotidianità sfuggente. Sono radici forti di malinconia, quella malinconia che non è la tristezza dei brutti ricordi.
Voglio una pillola che cancelli i bei ricordi, che non dia spazio alla memoria di accumularli, che non lasci al tempo il modo di farli sedimentare.
Non credo di aver bisogno di una pillola "anti brutti ricordi": per quelli basta una ricetta o forse solo l'esperienza.



Ricetta per due persone
4 fettine di pollo un pò ciccione
due cucchiai di garam masala
(che altro non è che un curry di spezie già pronto o da preparare tostando e pestando:
cumino,
semi di coriandolo,
cannella,
cardamomo,
noce moscata,
pepe,
anice,
alloro,
chiodi di garofano)
200 gr di pangrattato
due tuorli
buccia di un limone
un bel pizzico di sale
mezza scamorza affumicata
olio di semi

In un piatto mescolate il pangrattato e il garam masala. In una ciotola invece, sbattete i tuorli con il sale. Tagliate a cubetti il pollo e a fettine sottili la scamorza. Sovrapponete un cubetto, la scamorza e chiudete con un altro cubetto di pollo fino a formare tante pillole.Sciacchiatele un pò con il palmo della mano facendo attenzione a che non si aprano e passatene ognuna nel pangrattato e masala, poi nell'uovo e ancora nel pangrattato e masala. Disponetele su un piano ricoperto di carta forno. Ricavate con un pela patate la buccia del limone (no alla parte bianca) e tagliatela a listarelle (o a julienne che fa figo). Scaldate bene l'olio di semi e tuffatevi poche pillole per volta. Mettete le pillole fritte su carta assorbente e appogiate su ognuna una listarella di limone fermandola con uno stuzzicadenti. Cercate chiaramente di servirle prima che si freddino altrimenti dovrete sperare nell'effetto placebo.























domenica 23 agosto 2009

Aprirò il giardino: risotto con pere coscia e pecorino

Mi capita spesso di perdermi in percorsi interiori e trascorrere un pezzo di vita tanto immersa in me stessa che il mondo fuori mi fa solo da sfondo.

Guardo, ma non vedo.
Sento, ma non ascolto veramente.
Ad un tratto la bellezza di fuori esplode ed è tanto accecante da filtrare le lenti scure del mio cuore.
Non posso far finta di niente perchè la luce e i colori sono così forti da ricordarmi che oltre me esiste un'aria che devo respirare e che all'improvviso mi riempie.
Un'aria nuova, come le stagioni.
L'estate è la stagione della rinascita.
Come se ci fosse un giardino dentro di me che fiorisce: alberi che si riempiono di frutti, spezie che odorano di nuovo, fiori bellissimi e freschi che vanno colti.
Torna la voglia di cucinare.
Finalmente.
In Luglio il mio giardino si riempie della varietà di pere che preferisco: le pere coscia, quelle con la buccia croccante, la polpa granulosa, tanto gustose che potrei mangiarne un albero intero. Accanto una pianta di basilico che sembra un cespuglio urlante...."prendi me!", lo sento dire.
Nel frigo recupero un pecorino che sarebbe meglio fosse più piccante, ma da un giardino appena aperto non ci si può aspettare che tutto fiorisca: l'eredità della passata fioritura genera qualche frutto indeciso.
I profumi dei "frutti" dell'estate mi invadono...gridano come in un coro, all'unisono intonano una melodia a cui pentole e padelle fanno da cassa risonanza.


La cucina suona una musica che fortunatamente ancora riconosco.



Risotto pere coscia e pecorino per 2

3 tazzine da caffè di riso arborio
mezza cipolla bianca o uno scalogno di piccole dimensioni
un dado vegetale
un litro di acqua
due dita di burro
una tazza di vino bianco
2 pere coscia
2/3 cucchiai di pecorino
pepe nero in polvere
pepe in grani per guarnire
foglie di basilico
Portate l'acqua ad ebollizione e metteteci dentro il dado
Affettate lo scalogno o la cipolla mettendola a soffriggere nel burro dentro una capiente padella con bordi alti.
Appena la cipolla imbiondisce, tostate il riso e versatevi il vino.
Lasciate sfumare il vino e versate due mestoli di brodo sul riso.
Intanto tagliate a dadini le pere e man mano che il brodo si asciuga, versatene altri mestoli, cominciando a girare il riso in maniera che la cottura sia uniforme.
A metà cottura del riso, versateci dentro i dadini di pera e mescolate.
Continuate con il brodo finchè il riso non è cotto.
(La quantità di brodo che versate, oltre che alla cottura del riso è utile a dare al risotto la densità e cremosità che più vi piace).
Mantecate con una noce di burro e pecorino. Lasciate raffreddare un pò, in modo da evitare che il gusto delle pere sia eccessivamente coperto dal calore.
Decorate con foglie di basilico, pepe in grani e se vi va, le bucce delle pere tagliate a julienne arrostite in una padella antiaderente.







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venerdì 12 giugno 2009

Il libro magico

Sull'albero di casa di mia nonna sono nate le ciliegie, quest'anno.
Strano come lo scorso invece, sia stato così povero di frutti.
Torno a scrivere, ma non a cucinare.
Sono mesi che nella vena culinaria di cui facevo vanto su questo blog ha smesso di scorrere linfa creativa.
NON SONO PIU' CAPACE DI CUCINARE.
Mia nonna è morta da due mesi e la frase fatta vuole che dica che con Lei è andata via una parte di me.
La verità è che con Lei è andata via tutta me stessa.
L'attività che ho sempre considerato terapeutica, non riesco a coltivarla, perchè mi fa male.
Oggi ho letto che la bellezza delle ferite interiori sta nel fatto di guarire con il tempo, mentre invece sarebbe giusto restassero sempre vive, che ti facessero sentire il loro peso, così da rimanere indelebili e indimenticabili.
Cerco da mesi di elaborare un dolore che è troppo privato per trovare una minima espressione culinaria.
IO NON SO PIU' CUCINARE.
Mi si sono assuefatti i sensi, ovattati.
Deve essere successo lo stesso alle emozioni che per me sono la base della cucina.
Mi manca e ho paura.
Paura di dimenticare le bombe fritte con la crema a merenda, lo strutto, le sue irriproducibili ma curative tisane, la pizza cotta nella stufa a legna sulle lattine aperte dell'olio, gli gnocchi, la stracciatella, i pizzicotti, i ravioli con la ricotta ancora calda della sua amica Lidia, il pane abbrustolito sulla stufa e messo nel latte al mattino.
Paura perchè non l'ho aiutata a vivere abbastanza per insegnarmi tutto questo.
So che il punto di partenza è il suo libro di ricette.
L'ho sottratto agli altri il giorno in cui mia nonna è morta.
In quel libro c'è la tenerezza di una generazione, la dolcezza di una donna nascosta in una scrittura spigolosa, la sapienza delle dosi.
Nessun ingrediente in più di quelli che sfogliando un libro di cucina troverete per le ricette.
Eppure il gusto delle sua cose era speciale.
Ho capito con il tempo che l'unico suo segreto era l'amore per la vita perchè quando ha smesso di crederci, ha smesso anche di cucinare.
Vi posto la ricetta del "ciambelotto", che altri non è che una ciambella classica.
I "ciambelotti" di mia nonna erano giganteschi, le crescevano che sembrava avesse messo tre bustine di lievito tutte insieme e ci chiedevamo tutti come facesse.
Nessuno allora sospettava ci avesse messo "solo" amore.

Ciambelotto

(un kilo abbondante d'amore)
4 uova
8 chuchiai zucchero
mezzo bichiero olio
1 bichiero latte
un limone
farina
una bustina (di lievito, n.d.r.)


Accendete il forno. Separate rossi dai bianchi. Montate a neve i bianchi e i rossi con lo zucchero finchè non ne potete più. Unite lentamente ai rossi la farina per evitare i grumi. Altrettanto lentamente unite il latte e l'olio.
Assemblate con gli albumi, la bustina e il limone grattuggiato. Ungete una teglia con burro e farina.
Non abbiate fretta. Lasciate che i profumi di dolce vi riempiano la casa.
E soprattutto, non guardatela: perchè, se no "si smonta"....
http://www.youtube.com/watch?v=3_lOXVgYhsE

giovedì 16 aprile 2009

La dignità di avere fame (in Abruzzo)

Ho incrociato più volte Romina in ospedale, osservandola da lontano.
L'allegria dei suoi riccioli contrasta di netto con la malinconia dei suoi occhi: impossibile non doverci fare i conti.
Impossibile per me non avvicinarla.
All'inizio credevo fosse una volontaria, perchè il suo modo di vestire era tipico di chi sta "in trincea" e ha braccia tanto lunghe da tendere la mano a chiunque.
Il dolore comunica in un modo tutto suo e ti dona una sensibilità in grado di riconoscere quello degli altri.
Romina è una vittima del Terremoto: ha perso (come tanti) casa, lavoro e sua madre ha avuto un'arresto cardiaco ma per fortuna ora sta bene.
Già orfana di padre, non è stato facile replicare quando mi ha detto che se avesse potuto salvare qualcosa, sarebbe stata la foto di suo padre.
Mi ha raccontato di quando i suoi amici sono venuti a prenderla e a portarla via e in un bar lontano le hanno offerto la colazione: ha detto loro di non avere fame, ma credendo di non essere vista, ha afferrato subito dopo di nascosto dei biscottini sul bancone.
("In verità dopo il terremoto, io avevo fame!", mi ha riferito con lo stupore di una bambina).
Mi sembra sciocco e innaturale, dopo averla conosciuta, scrivere di cibo e per questo mi scuso con i miei pochi-ma buoni lettori.
L'attività di Chicco ripartirà.Come l'Abruzzo.
Ringrazio Romina che mi ha insegnato sorridendo, la dignità di avere fame.

venerdì 27 febbraio 2009

Di che pasta siamo fatti?



Vabbè, lo confesso: al mattino andando al lavoro mi capita di riempire la borsa già urlante pietà di una miriade di quotidiani gratuiti (free press, fa in effeti più cool) che fuoriescono tipo carica esplosiva da ogni mezzo e spesso, tanto indipendenti che nella borsa ci saltano da soli.
Leggo, Metro, 24, City: taglio diverso per ognuno, spesso notizie comuni, trafiletti e articoli lunghi abbastanza per non farti perdere la fermata della metro (il che ti causerebbe un fastidio triplicato, qualora avessi tra le mani proprio Metro!) o del treno.
Ebbene cosa mai leggo (su Leggo) stamattina?
"Spaghetti bollenti-multati 26 pastifici"...
no, cavolo, no. Non toccatemi la pasta.
Non credo di poterlo tollerare.
Allora, come ai tempi delle superiori (che detto così sembra siano stati 100 anni fa...e in effetti facendo due conti...ok, non è questo il punto), quando in Giugno si andava a vedere i quadri e si scorrevano lentamente con gli occhi le righe dei nomi per arrivare al tuo che con la coda dell'occhio avevi già visto mezzo rosso e speravi ci fosse un errore...ecco, io stamattina ho scorso l'elenco sperando che l'azienda che produce la mia pasta preferita, non fosse tra quelli accusati di aver “semplicemente” composto un cartello in maniera tale da alzare e controllare i prezzi, praticando un a intesa restrittiva della concorrenza. Cioè probabilmente questi simpatici produttori si erano accordati sul da farsi, ovviamente comprando a due lire dagli agricoltori e rivendendo tutti insieme a 5000.
Come è intuibile, la percentuale che la mia pasta preferita non fosse tra gli accusati era davvero minima.
Io, come voi, ho comprato a 5000. Solo che non lo sapevo.
Credevo di mangiare un'italianità famosa nel mondo, quasi fiera di condire un piatto che mi sembra diverso negli altri Paesi (sono protezionista).
E soprattutto credevo nella vena creativa della concorrenza.
Già me li figuravo i miei Signori pastai a studiare strategie per differenziarsi dagli altri, grafiche sempre più accattivanti, packaging preziosi, politiche di prezzo concorrenziali.
E invece se ne stavano seduti sulle loro poltrone, tanto non c'è nulla a cui pensare: vendiamo a quanto ci pare quello che già abbiamo prodotto...sordi al rumore del bollire della pentola, hanno buttato giù la mia pasta, senza curarsi dei tempi di cottura.
E quella che ora ho nel piatto è solo pasta scotta.

Per chi volesse saperne di più vi linko http://www.informacibo.it/pasta/pasta_multa.htm

martedì 3 febbraio 2009

Vivere ad Oniontown


Indecisa fino alla fine se postarvi o no questa ricetta.
Correlati alla cipolla sono in qualche modo, un sacco di modi di dire.
L'espressione "vestirsi a cipolla" che è una delle mie preferite, ad esempio. indica quella tecnica di abbigliamento che consiste nel mettersi uno strato sull'altro di abiti, utile soprattutto quando si è indecisi sulla temperatura esterna o del luogo in cui si andrà.
Da non sottovalutare la tecnica se si sta per partire con un volo low cost e si ha solo un bagaglio a mano. Il rischio in tal caso è quello di diventare testimonial inconsapevole della Michelin, ma questo per chi si occupa di cucina ed è godereccio, è un rischio già calcolato e c'è in più il beneficio di potersi togliere gli strati, cosa non sempre facile con quelli di ciccia.
Spesso vittima per ciò di umano sdegno, la cipolla oltre ad emanare un odore che pochi tollerano, contiene delle sostanze acidule che producono la lacrimazione.
Io grazie alla cipolla mi sono scoperta coraggiosa.
L'occasione me l'ha fornita il trentesimo compleanno del mio migliore amico.
Ora, perchè anche gli invitati ad una festa non devono ricevere un regalo, ma solo donarlo?
così, mi sono ritrovata a preparare 30 vasetti di confettura di cipolle...equivalente a circa tre kg e mezzo di cipolle.
Mannaggia a me e alle mie idee.
Sbuccia e piangi, vabbè...ma avete idea dell'odore di cipolla in casa per una settimana che quasi sembrava fosse estate e senza accorgemene fossi arrivata direttamente a Tropea?
non vi nego che anche la vita sociale ha avuto un rallentamento e in compenso poi non mi sono abbronzata per niente!


Ricetta della confettura di cipolle

800 gr di cipolle di Tropea
900 gr di zucchero
due foglie di alloro
tre bacche di ginepro
una confezione di Kleenex
un bicchiere di aceto di mele

Sbucciate e affettate nel senso della lunghezza (esiste per una cosa tonda?) tutte le cipolle che avete. Metteteci lo zucchero e lasciatele bollire per una mezzora, dopo la quale aggiungete l'aceto, l' alloro e le bacche di ginepro.
Direi che un'ora e mezza totale a fuoco lento le da la giusta consistenza.
Scegliete 4 vasetti simpatici da 175 gr che si chiudano ermeticamente e via a riempirli.
Chiudeteli e metteteli a testa in giù in una pentola piena d'acqua.
Bolliteli di nuovo per sigillarli e conservarli.

Praticamente avete appena realizzato il vostro permesso di soggiorno...





lunedì 12 gennaio 2009

Omaggio a Neto e le spezie










Che le spezie siano uno dei miei amori culinari credo l'abbiate capito.
Ho sentito spesso dire che negli esseri umani carenti di un qualche senso, la legge della compensazione vuole che per un senso in cui si è più deboli, un altro funzioni meglio, sia come amplificato.
E "siccome so un pò cecata", io sento odori e profumi dovunque.
Mi piace allenarmi anche. Impazzisco. Forse sono un cane da tarfufo e non lo so ancora.
Negli ultimi tempi sto diventando esagerata: se incontro qualche amico nel dopocena, è la sua condanna.
Quasi riesco a ricostruire il menù della sua cena.
Amici come cavie per il mio olfatto.
Per fortuna, ci sono installazioni come quella di Neto al Macro di Roma (in via Reggio Emilia fino al 28 Febbraio, ndr) che mi ha aiutato e ispirato.
Così, per un giorno ho smesso di annusare in giro le persone e mi sono concentrata su un unico soggetto che fosse soprattutto incapace di lamentarsi quando lo annusavo.
Avvolta da una serie di odori dall'ingresso del Museo, mi sono chiesta se fossi magicamente caduta in una tazza gigantesca di thè alle spezie.
La cucina è attraente anche perchè può alimentarsi di stimoli provenienti da ogni fonte: esiste un binomio migliore di arte e cucina? l'idea di creare un piatto ad ispirazione dello strano animale creato dall'artista brasiliano è stata una folgorazione.
"Mentre niente accade", questo il titolo dell'opera realizzata in lycra e 5 spezie macinate (pepe, cumino, chiodi di garofano, zenzero e curcuma).
Mi ha fatto pensare a quelle serate che ti aspetti di trascorrere in solitudine quando all'improvviso la tua casa diventa un piccolo rifugio per amici (senza tetto, squattrinati, un pò alcoolici e soprattutto in vena di chiacchiere) che reclamano un aperitivo.
Toh!avrei della pasta sfoglia/brisèè/fillo giu-giusto nel frigo! ops, guarda lì...anche parmigiano e pecorino! e 5 spezie, vuoi che non le recuperi?

io ve li lascio mangiare, ma poi...posso annusarvi un pò per scoprire chi ha mangiato quello con la curcuma?